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lunedì 26 settembre 2011

SACRO E PROFANO


Quante volte, alzando gli occhi verso la sommità' di monte Gallo, avete notato una costruzione di colore bianco,il famoso ex Semaforo borbonico,un'antica costruzione ottocentesca militare,edificata al fine di  portare,allora, aiuto alla navigazione maritma notturna.
Da 25 anni ,il semaforo, e' diventato l'abitazione di Salvatore,detto Israele,un ex operaio fattosi, lassù' ,eremita per sfuggire alla vita caotica della società' d'oggi e per adempiere ad una missione che lo ha ispirato.


I segni del suo passaggio si cominciano già' ad individuare lungo il sentiero che conduce al semaforo costituiti in gran parte da stelle a sei punte che ricordano la stella di Davide.

Israele ogni tanto si rende disponibile ad accostare visitatori ed a scambiare qualche parola circa la sua vita ed  il suo progetto spirituale  fortemente influenzato dalla lettura dell'apocalisse spesso citata nelle sue raffigurazioni. 



 Egli ha integralmente decorato la struttura con mosaici che hanno,anche, un simbolismo profano con forti espressioni simboliche esoteriche.
         



Questi mosaici sono stati realizzati con elementi tipici dell'arte povera,come pietruzze colorate,pezzetti di vetro,mattoni e 
minuscoli sassolini raccolti a mare.



L'emozione prende lo spirito di fronte a questo spettacolo offerto dalla vegetazione da quel senso di pace  e di fronte a quel cielo e a quel mare che sembra fondersi all'orizzonte esprimendo il mistero dell'esistenza.


L'Acchianata ri Santa Rusulia
Monte Pellegrino, luogo simbolo della città di Palermo, protagonista indiscusso del capoluogo siciliano,accoglie tra le sue grotte il santuario di Santa Rosalia, la Santuzza dei palermitani e non solo.

Il monte è meta di pellegrinaggio  con la celebre “acchianata”, ovvero la salita sul monte, attraverso la scala vecchia,edificata tra il 1674 ed il 1725,per  celebrare la morte della "Santuzza" avvenuta, sempre secondo la tradizione, il 4 settembre 1166.
La salita e' percorsa a piedi dai fedeli

    
     
Il Monte e la grotta dell’odierno santuario hanno esercitato, fin dai tempi precedenti alla colonizzazione fenicia, un grande fascino sugli abitanti della zona. In epoca medievale inoltre, il monte veniva considerato luogo di eremitaggio per asceti e pellegrini, ricoprendo dunque da sempre una funzione sacra per la città.
Il 4 settembre si rinnova ogni anno questa  tradizione devozionale antichissima, l'acchianata alla grotta dove, secondo la tradizione, vennero rinvenuti i resti mortali di Santa Rosalia, la "Santuzza", patrona di Palermo.


Anno Domini 1624, a Palermo imperversa il morbo della peste, arrivata in città a bordo di una nave carica di doni: cammelli, leoni, lana, lino e gioielli per il vicerè Filiberto di Savoia da parte del re della Tunisia. 
Un pover’uomo, Vincenzo Bonello, saponaio in Via dei Pannieri, sale sul Monte Pellegrino per una passeggiata solitaria, o piuttosto per gettarsi da una delle rupi del monte per il dolore della perdita della moglie, portatagli via prematuramente dalla pestilenza.
Durante la sua ascensione al monte gli appare la figura di Santa Rosalia, che aveva vissuto gli ultimi anni della sua vita romita proprio in una grotta del monte stesso. La Santa gli preannuncia la sua morte e gli chiede di portare un messaggio al cardinale Doria: “la peste in città cesserà soltanto quando le mie spoglie saranno portate in processione”. Il giovane, sconvolto, ridiscese in città raccontando quanto avvenuto; come predetto  egli mori' quattro giorni dopo.

Seguendo le indicazioni della profezia si portò in processione per la città, le sante reliquie. Fu così che la peste cominciò ad allentare il suo abbraccio mortale su Palermo e, il 9 luglio del 1625, si celebrò il primo festino: una solenne processione a cui partecipò il clero cittadino, l’aristocrazia e tutto il popolo palermitano. La festa durò nove giorni e il contagio, nonostante l’enorme quantità di gente presente alla processione, invece di diffondersi si arrestò.




Santa Rosalia Sinibaldo, da nobile a santa
Rosalia nasce a Palermo, intorno al 1128, dal conte (o duca) Sinibaldo, signore della Quisquina e delle Rose, discendente di Carlo Magno e da Maria Guiscardi, cugina del re Ruggero d’Altavilla, alla cui corte Rosalia visse gli anni della giovinezza tra gli agi propri della corte normanna attirando su di se, per la sua bellezza, gli interessi di parecchi nobili. Presso la stessa corte si trovava ospite il principe Baldovino, che soltanto qualche anno dopo sarebbe stato incoronato re di Gerusalemme. La leggenda racconta che proprio Baldovino, avendo salvato il re Ruggero da un leone (!?) e volendo il re ricambiarlo gli chiese in sposa Rosalia. La giovane, in seguito alla richiesta di nozze, si presentò alla corte annunciando la decisione di abbracciare la fede. Questa scelta sconvolse i genitori e la corte stessa, tanto da costringerla a rifugiarsi presso il monastero delle Basiliane a Palermo, ma questo non fu sufficiente a esimerla dalle continue visite dei genitori e del promesso sposo che cercavano di dissuaderla dal suo intento. Decise quindi di trovare rifugio presso una grotta nei possedimenti del padre, alla Quisquina. La sua fama si diffuse e la grotta divenne luogo di pellegrinaggio. A questo punto la giovane eremita decise di abbandonare il suo rifugio e di recarsi in un'altra grotta sul Monte Pellegrino dove visse fino alla sua morte, avvenuta presumibilmente il 4 settembre del 1160 o 1165. Da allora a Palermo, come ogni anno dal 1625, la sera del 14 luglio, la processione parte dal Palazzo reale e si snoda lungo l’antico Cassaro fino a mare, fermandosi dinanzi la Cattedrale e ai Quattro Canti, punto in cui il sindaco della città sale sul carro e depone dei fiori ai piedi della Santa, gridando “Viva Palermo e Santa Rosalia”. Non appena la processione arriva al Foro Italico hanno inizio i fuochi d'artificio che durano fino a tarda notte.






E comu Virginedda palermitana priamu a Tia!
Viva Santa Rusulia
E i malati di Tia Vonnu a Grazia  i Tia
Viva Santa Rusulia
Guerra, timpesta e tirrimotu, , priamu a Tia
Viva Santa Rusulia 
E un stancamu mai, priamu a Tia
Viva Santa Rusulia
E comu palermitani priamu a Tia
Viva Santa Rusulia
E i palermitani vonnu a grazia i Tia
Viva Santa Rusulia

Notti e ghiornu faria sta via
Viva Santa Rusulia
Ca nni scanza a morti ria
Viva Santa Rusulia
Ca nn’assisti a l’agunia!
Viva Santa Rusulia
Virginedda gluriusa e pia
Viva Santa Rusulia
Ogni passu ed ogni via!
Viva la nostra Santa Prutittrici Rusulia!
E chi semu muti? .... Viva!
Viva Santa Rusulia

Viva Palermu e Santa Rusulia






lunedì 5 settembre 2011

PERLE SULLA SABBIA

Cirene,Apollonia,Tolemaide,Sabrata,Leptis Magna la splendida:
citta' che evocano vicende di gloria,ricchi commerci,intense attivita' culturali,che testimoniano l'eredita' romana in Libia. 
Oggi le loro grandiose rovine assediate dal deserto,vivono in un magico silenzio il trascorrere del tempo.

Ricca di tesori archeologici unici al mondo,la sottile fascia costiera che separa il Mediterraneo dall'immenso deserto libico e' punteggiata da una serie interminabile di antiche vestigia:colonnati possenti,vie lastricate e intagliate nella roccia,anfiteatri romani,monumenti punici e basiliche bizantine, e ancora terme,ninfei,ginnasi e necropoli.
In Libia esiste un patrimonio archeologico paragonabile per grandiosita' all'acropoli di Atene o ai fori romani;ma offre un optional che Atene e Roma non possono permettersi :il sacro silenzio che si addice alle cose passate.

CYRENE:La fonte di Apollo.
"Cirene,orto dolcissimo,t'incorono di canti" intonava Pindaro nella sua ode dedicata ad Arcesilao,principe della citta' e auriga famoso,per celebrare la sua vittoria ai giochi di Pitia del 462a.c. I resti di due templi,il tempio di Artemide ed il grande santuario di Apollo, ed un altare marmoreo lungo oltre 22 mt. stanno a guardi perenne della preziosa sorgente che nel VII secolo spinse i coloni greci,provenienti dall'isola di Tera,a stabilirsi in questo punto dell'altipiano e a dar vita ad una fiorente citta'. Cirene raggiunse ben presto una posizione di privilegio su tutta la regone che chiude ad oriente il grande golfo della Sirte e che vedeva nelle piccole colonie costiere altrettanti punti d'arrivo delle vie carovaniere provenienti dal deserto e dal cuore dell'Africa.
Leptis Magna
"Bianca come un miraggio tra le dune del deserto"cosi' gli antichi viaggiatori di terra e di mare descrivevano Leptis Magna ai tempi del suo splendore.
Dal deserto giungevano le carovane che portavano avorio,gemme,pelli,schiavi neri e belve. Dalle grandi fattorie dei dintorni con i sistemi avanzati che nessuno e' piu' stato capace di ricostruire,venivano le olive e l'olio,pregiatissimo. E per le vie del mare,arrivavano dall'Italia e dalla Grecia le navi che importavano nei pesi d'Europa le ricchezze africane. Eppure questa citta' agiata,che i suoi abitanti,mercanti punici padroni di tutte le astuzie del commercio,facevano a gara per rendere sempre piu' bella,aveva proprio nel suo porto il suo tallone di Achille,che la condusse presto alla rovina e ne fece dimenticare per secoli la memoria. 


Tadita da un porto sfortunato ;Furono i tentativi infelici di renderlo piu' eficiente,iniziati negli anni di Nerone imperatore, a causarne l'insabbiamento che porto' poi, lentamente, all'abbandono della citta'.Cosi', ai tempi della conquista araba,Leptis era gia' usata come deposito di pietre e marmi da costruzione.Una cava ricca,se si pensa che nel 1686 il console francese vi raccoglieva colonne e statue marmoree da trasferire a Prigi, per la costruzione di Versailles. Solo con l'occupazione italiana inizio' un sistematico lavoro di scavo archeologico, che porto' alla luce un insieme architettonico che raramente si incontra al di fuori di Roma o di Atene. 
L'antica Leptis nacque come approdo fenicio alla foce dell"uadi"(torrente) Labda, che creava un vero e proprio porto naturale a meta' strada tra Cartagine ed Alessandria.
Poco distante, Apollonia e Tolemaide assomigliano veramente a perle abbandonate sulla sabbia.
Ad Apollonia antico scalo maritmo di Cirene sono le basiliche di eta' bizantina,che, con le loro colonne  in marmo azzurro, si stagliano eleganti sullo sfondo del mare. Del periodo di influenza greca e romana sono visibili il grazioso teatro teatro in riva al mare;il resto e' forse tutto da scoprire,sepolto ancora dalla sabbia del deserto.
Tolemaide, con le cisterne romane, tredici gallerie lunghe 18 mt. che si incrociano con quattro tunnel della lunghezza di oltre 50mt., fanno da giusto contrappeso al magnifico "palazzo  delle colonne".

 

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