"In ogni parte e ad ogni passo si incontrano tra i nostri campi, villaggi: ovunque e ad ogni passo orti e giardini: e tutta la campagna è così amena coltivata e ricca di frutta...le coste dei monti sono tutte verdi, ricche di alberi e liete di colture. Gli ulivi, le viti, i mandorli, il sommacco, i fichi d’India...”(Domenico Scina')
“la città è circondata dall’immenso aranceto chiamato la Conca d’Oro: questo bosco di un verde cupo si estende, come una macchia scura, ai piedi della montagna grigia...un alito continuo sale dalla foresta profumata, un alito che inebria la mente...quell’odore che vi avvolge ad un tratto, che fonde la delicata sensazione dei profumi con la gioia artistica della mente, vi tuffa per alcuni secondi in un benessere del pensiero e del corpo che sovrasta la felicità”.(G. De Maupassant)
Palermo sembra aver dimenticato la storia della sua "Conca d'oro" e ignora quanto grande sia ancora il valore produttivo, culturale e ambientale di cio' che rimane del suo verde agricolo tradizionale.
La Fossa della Garofala - L'ultimo lembo di Conca d'Oro sull'antico alveo del fiume Kemonia
Un lembo di Conca d'Oro sopravvissuto miracolosamente all'avanzata del cemento , racchiusa fra i palazzi di corso Pisani e la cittadella universitaria di viale delle Scienze, un paesaggio dimenticato di Palermo, di ipogei e complessi sistemi di irrigazione, di specie botaniche esotiche e di esemplari di macchia mediterranea.
Quindici ettari di terreno che fu parte dell'elegante parco di Luigi Filippo d'Orléans che si sviluppa lungo l'originario tracciato del fiume Kemonia, che assieme al Papireto delimitava la città punica. Il nome deriva dal primo proprietario di cui si conosce l'identità , Onorio Garofalo, alla fine del XV secolo. Poche le notizie successive, fino all'acquisto, alla fine del Settecento, da parte del principe di Aci, che vi realizza una stazione agricola sperimentale, una tenuta di caccia e un castelletto ancora visibile che sorge su un terreno privato.
Nel 1809 Luigi Filippo d'Orléans, sposando Maria Amelia di Borbone, figlia di Ferdinando IV, lo acquisisce come dote della moglie e vi realizza il suo parco fuori le mura. Il duca Enrico d'Aumale, figlio di Luigi Filippo, amplia il possedimento, realizzando una tenuta agricola fra le più belle della Conca d'Oro. Dalla fine del XIX secolo il parco si avvia verso una fase di abbandono, fino a quando - intorno al 1950 - viene comprato dall'Università .
Per la sua particolare conformazione geologica calcarenitica, la Fossa della Garofala fu utilizzata come cava a cielo aperto per l'estrazione di materiale edile dal periodo punico e romano fino al XVII secolo. Molto interessante è il complesso di gallerie e cisterne che si dipartono da una cavità , al centro della quale si trova un gazebo in ghisa di fine Ottocento che sovrasta un'enorme vasca circolare. Ma non minore è l'interesse botanico. Un'idea di parco, diffusa nell'Ottocento, dove l'utile e il dilettevole si confondono, dove emergono tra la vegetazione manufatti funzionali alla coltivazione e ispirati alle tecniche agricole arabe: gebbie, pozzetti di derivazione, condotte di adduzione in terracotte, torri per il sollevamento dell'acqua che, prelevata dai pozzi, veniva distribuita in tutto il parco.
http://www.unipa.it/~arbor/varie/brochure_garofala.pdf
Palermo sembra aver dimenticato la storia della sua "Conca d'oro" e ignora quanto grande sia ancora il valore produttivo, culturale e ambientale di cio' che rimane del suo verde agricolo tradizionale.
La Fossa della Garofala - L'ultimo lembo di Conca d'Oro sull'antico alveo del fiume Kemonia
Un lembo di Conca d'Oro sopravvissuto miracolosamente all'avanzata del cemento , racchiusa fra i palazzi di corso Pisani e la cittadella universitaria di viale delle Scienze, un paesaggio dimenticato di Palermo, di ipogei e complessi sistemi di irrigazione, di specie botaniche esotiche e di esemplari di macchia mediterranea.
Quindici ettari di terreno che fu parte dell'elegante parco di Luigi Filippo d'Orléans che si sviluppa lungo l'originario tracciato del fiume Kemonia, che assieme al Papireto delimitava la città punica. Il nome deriva dal primo proprietario di cui si conosce l'identità , Onorio Garofalo, alla fine del XV secolo. Poche le notizie successive, fino all'acquisto, alla fine del Settecento, da parte del principe di Aci, che vi realizza una stazione agricola sperimentale, una tenuta di caccia e un castelletto ancora visibile che sorge su un terreno privato.
Nel 1809 Luigi Filippo d'Orléans, sposando Maria Amelia di Borbone, figlia di Ferdinando IV, lo acquisisce come dote della moglie e vi realizza il suo parco fuori le mura. Il duca Enrico d'Aumale, figlio di Luigi Filippo, amplia il possedimento, realizzando una tenuta agricola fra le più belle della Conca d'Oro. Dalla fine del XIX secolo il parco si avvia verso una fase di abbandono, fino a quando - intorno al 1950 - viene comprato dall'Università .
Per la sua particolare conformazione geologica calcarenitica, la Fossa della Garofala fu utilizzata come cava a cielo aperto per l'estrazione di materiale edile dal periodo punico e romano fino al XVII secolo. Molto interessante è il complesso di gallerie e cisterne che si dipartono da una cavità , al centro della quale si trova un gazebo in ghisa di fine Ottocento che sovrasta un'enorme vasca circolare. Ma non minore è l'interesse botanico. Un'idea di parco, diffusa nell'Ottocento, dove l'utile e il dilettevole si confondono, dove emergono tra la vegetazione manufatti funzionali alla coltivazione e ispirati alle tecniche agricole arabe: gebbie, pozzetti di derivazione, condotte di adduzione in terracotte, torri per il sollevamento dell'acqua che, prelevata dai pozzi, veniva distribuita in tutto il parco.
http://www.unipa.it/~arbor/varie/brochure_garofala.pdf
Nessun commento:
Posta un commento