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domenica 27 ottobre 2013

"LE DONNE DI FORA"


Le "donne di fora" o "donne di casa", "donne di notti", "belli Signuri" , "patruni di casa", hanno creato molta attenzione nel mondo magico siciliano.

 Per risalire all’identità di queste misteriose ‘signore’, dobbiamo riandare brevemente ad una credenza diffusa nel Medioevo. 

"Donne di fuori" erano chiamate dal popolo siciliano le "dominae nocturnae", ricordate nei testi medievali. Esse, secondo quanto raccolto da Giuseppe Pitrè, sarebbero state delle donne bellissime, di alta statura, di forme opulente e dai lunghi e lucenti capelli. Di giorno si nascondevano e uscivano solo di notte. 
Sono esseri soprannaturali, un po’ streghe un po’ fate, senza potersi discernere in cosa differiscono le une e dalle altre. Con facilità le ‘donne’ si adiravano contro coloro che le avevano offese e li punivano con la miseria e le malattie. Le ‘donne di fuori’ amavano essere trattate con gentilezza e circondate di rispetto. Se erano accolte con l’offerta di cibi prelibati (marmellate, confetti, ma più spesso miele), musiche e balli, ricambiavano i loro ospiti con la buona salute e la fortuna. Non ci meraviglia, quindi, la circostanza che le ‘signore’ appaiano, nei processi, rispettate e temute dal popolo. 

Geni benefici,ma anche malefici,sono donne di grande bellezza,amano le case pulite, escono di notte il giovedi, penetrano nelle case dai buchi delle serrature e dalle fessure degli usci. Se l’alba le sorprende, si tramutano in rospi e aspettano sotto questa forma la notte successiva. 
Giuseppe Pitre’ riconosce la loro ambivalenza: delle fate hanno il pregio di andare in giro a spargere benefici a qualche disgraziato, ma a considerarle piu’ intimamente sono delle vere e proprie potentissime streghe.

Pitre’ afferma: amori ed odii, simpatie e antipatie le donne di fora li manifestano soprattutto nei bambini, specialmente lattanti. Esse li cambiano e li sostituiscono con altro piu’ bello o piu’ brutto o piu’ povero e viceversa.Il bambino "canciatu" e’ il bambino affatturatu e lo si giudica tale perche’ perde il colore del viso,emacia a vista d’ochio e non se ne comprende il perche’. 

La credenza e’ ben nota agli studiosi di folklore europeo: I bambini scambiati da fate o fauni si chiamano "changelin” in Francia o “ fairy” in Inghilterra. La plurisecolare credenza delle donne di fora e’ radicata in tutta la Sicilia. 



Questa tradizione approda nella piu’ alta trasfigurazione letteraria nella favola del bambino cambiato di Luigi Pirandello,con il personaggio di Vanna Scoma, la fattucchiera che ha fama di essere in miteriosi commerci con le donne di fora tanto da saper indicare alla madre il luogo dov’e’ andato a finire il figlio che le e’ stato cambiato, una notte di anni prima ancora in fasce per farne il figlio di un re.

 "LA FAVOLA DEL FIGLIO CAMBIATO"
 In un villaggio una donna piange la sua tragedia: le streghe le hanno rubato il figlio sostituendolo con un esserino deforme. Le amiche la confortano e la conducono da Vanna Scoma, una fattucchiera la quale assicura che il bambino si trova ben sistemato in una reggia e consiglia di non cercarlo. Passa qualche anno e gli avventori di un caffè del villaggio commentano l'arrivo di un principe, venuto in quel luogo per ritrovare la salute. Mentre gli uomini stanno discorrendo entra un giovane ottuso e deforme, chiamato Figlio di re: è il ragazzo che le streghe avevano lasciato nel villaggio. Tra le risate generale il giovane dichiara la sua discendenza reale, ma sopraggiunge la madre che afferma di riconoscere nel principe appena arrivato il suo vero figlio. Intanto i ministri che sono al seguito del principe commentano le cattive notizie giunte dalla corte: il re è ammalato e il popolo è in rivolta. Arriva Vanna Scoma e dichiara di sapere che il re è morto; il principe deve subito tornare in patria. Il principe intanto si accorge di essere spiato dalla donna e le chiede il nome; ella gli risponde solo di avere avuto un figlio che gli assomigliava e che questo poi le è stato rapito. Sopraggiunge Figlio di re che si getta contro il principe cercando di ucciderlo, ma costui riesce a evitare il colpo. Accorrono i ministri e insistono perché il principe parta e tori in patria; la donna però indica nel ragazzo deforme il vero erede al trono e il principe, stanco della vita di corte, invita i ministri ad accettare Figlio di re come loro sovrano: quando il mostricciattolo avrà in testa la corona sembrerà un vero re. Egli resterà povero, ma felice, con la donna che lo crede suo figlio.

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