«Presso il cosiddetto Curtigghiu di li setti
Fati [cortile delle sette Fate], nelle vicinanze dell’antico monastero di S.
Chiara, venivano sette Donne di fuora, tutte una più bella dell’altra,
conducenti seco qualche uomo e qualche donna, cui facevano vedere cose mai
viste: balli, suoni, conviti. E li portavano pure sopra mare, molto lontano, e
li faceano camminare sull’ acqua senza che si bagnassero. Tutte le notti esse
ripetevano questo, e la mattina sparivano senza lasciar traccia di sè»
Giuseppe
Pitrè, “Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano”
che le "donne di fuora" procuravano al bambino accarezzandogli i capelli e cantandogli una ninnananna: erano il segno inequivocabile della loro protezione e benevolenza.
Dei regali che le "donni"vecchie matrone fanno alle madri che abitano la casa che loro custodiscono, intrecciando i capelli dei pargoli che vivono nell’abitazione che un tempo fu delle stesse donni.
Dei segnali che queste signore
regalavano soprattutto ai bambini ed ai ragazzini, per dimostrare , si diceva,
la loro benevolenza. Quindi guai a toccarle, a cercare di districarle o a
tagliarle : le “donni” si sarebbero offese e si sarebbero vendicate sul
bambino, facendolo ammalare ed a volte anche morire. Bisognava attendere
pazientemente che “li donni” facessero cadere quelle ciocche ribelli così come
le avevano fatte spuntare.
I doni delle donne devono essere accettate. Nessuno può tagliare questo legame magico tra la terra dei vivi e quella dei non morti. Le trecce si scioglieranno con il tempo, quando le donne lo riterranno opportuno.
Capelli
e credenze popolari
Fin dalle
epoche più remote, nelle credenze popolari e religiose i capelli sono stati
considerati sede della vita o della forza di una persona. Questo assunto, tra
gli altri, è confermato da Sansone: “ I miei capelli non sono mai stati
tagliati…Se uno mi taglia i capelli, io perdo la mia forza e divento debole
come qualsiasi altro uomo” (Giudici, 16, 17)
E’
credenza comune che i bambini cresceranno sani e forti se fino al primo anno di
vita non si taglieranno loro i capelli. Alla forza si aggiungerà la fortuna se
i capelli verranno tagliati a zazzera. E se fra i primi capelli del bambino se
ne trovi uno bianco, si deve avere cura di non strapparlo perché è anch’esso
messaggero di fortuna
le donne
superstiziose, quando hanno finito di pettinarsi, usano raccogliere i capelli
che son loro caduti dal capo e li bruciano o vi sputano sopra o li nascondono
per evitare che finiscano nelle mai di majare e stregoni. Una ciocca di
capelli è per le streghe l’oggetto del desiderio, lo strumento privilegiato per
potere “lavorare” proficuamente nelle loro fatture di seduzione o di nocumento.
In quest’ultimo caso, dopo la recita della formula “Tu u facisti a mia e iù
‘u fazzu a tia: comu si nni va stu capiddu, comu u ventu si nn’avi a gghiri
iddu”, si prendono i capelli della persona bersaglio e si lasciano volare
via dalla finestra. I risultati letali sono garantiti.
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