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martedì 29 ottobre 2013

" LI TRIZZI DI DONNA "


«Presso il cosiddetto Curtigghiu di li setti Fati [cortile delle sette Fate], nelle vicinanze dell’antico monastero di S. Chiara, venivano sette Donne di fuora, tutte una più bella dell’altra, conducenti seco qualche uomo e qualche donna, cui facevano vedere cose mai viste: balli, suoni, conviti. E li portavano pure sopra mare, molto lontano, e li faceano camminare sull’ acqua senza che si bagnassero. Tutte le notti esse ripetevano questo, e la mattina sparivano senza lasciar traccia di sè»

Giuseppe Pitrè, “Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano”


“ Li trizzi di donna”, erano delle ‘trecciuole inestricabili’ di capelli 

che le "donne di fuora" procuravano al bambino accarezzandogli i capelli e cantandogli una ninnananna: erano  il segno inequivocabile della loro protezione e benevolenza.



 Dei regali che le "donni"vecchie matrone fanno alle madri che abitano la casa che loro custodiscono, intrecciando i capelli dei pargoli che vivono nell’abitazione che un tempo fu delle stesse donni.



Dei segnali che queste signore regalavano soprattutto ai bambini ed ai ragazzini, per dimostrare , si diceva, la loro benevolenza. Quindi guai a toccarle, a cercare di districarle o a tagliarle : le “donni” si sarebbero offese e si sarebbero vendicate sul bambino, facendolo ammalare ed a volte anche morire. Bisognava attendere pazientemente che “li donni” facessero cadere quelle ciocche ribelli così come le avevano fatte spuntare.


I doni delle donne devono essere accettate. Nessuno può tagliare questo legame magico tra la terra dei vivi e quella dei non morti. Le trecce si scioglieranno con il tempo, quando le donne lo riterranno opportuno.

Capelli e credenze popolari



Fin dalle epoche più remote, nelle credenze popolari e religiose i capelli sono stati considerati sede della vita o della forza di una persona. Questo assunto, tra gli altri, è confermato da Sansone: “ I miei capelli non sono mai stati tagliati…Se uno mi taglia i capelli, io perdo la mia forza e divento debole come qualsiasi altro uomo” (Giudici, 16, 17)
 E’ credenza comune che i bambini cresceranno sani e forti se fino al primo anno di vita non si taglieranno loro i capelli. Alla forza si aggiungerà la fortuna se i capelli verranno tagliati a zazzera. E se fra i primi capelli del bambino se ne trovi uno bianco, si deve avere cura di non strapparlo perché è anch’esso messaggero di fortuna
le donne superstiziose, quando hanno finito di pettinarsi, usano raccogliere i capelli che son loro caduti dal capo e li bruciano o vi sputano sopra o li nascondono per evitare che finiscano nelle mai di majare e stregoni. Una ciocca di capelli è per le streghe l’oggetto del desiderio, lo strumento privilegiato per potere “lavorare” proficuamente nelle loro fatture di seduzione o di nocumento. In quest’ultimo caso, dopo la recita della formula “Tu u facisti a mia e iù ‘u fazzu a tia: comu si nni va stu capiddu, comu u ventu si nn’avi a gghiri iddu”, si prendono i capelli della persona bersaglio e si lasciano volare via dalla finestra. I risultati letali sono garantiti.






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