In epoca normanna Palermo era dotata di due grandi fortezze, una a monte:Palazzo dei Normanni e una a mare, appunto il Castello a mare o Castelloammare posto all'imboccatura del porto per controllarne l'accesso
Quando nel 1922 le ruspe della ditta McArthur di Londra, su disposizione del governo fascista e in nome della presunta necessità di ampliamento delle infrastrutture portuali, intrapresero la demolizione del Castello a Mare per avviare la costruzione del grande molo trapezoidale, a nulla valsero gli appelli degli intellettuali dell'epoca, dal soprintendente ai Monumenti Francesco Valenti al direttore del Museo nazionale Ettore Gabrici, per evitare uno degli scempi più assurdi consumati a Palermo, con l'eliminazione di quel formidabile presidio militare che, per oltre un millennio, aveva assicurato il controllo delle aree portuali e delle zone di ormeggio.L'impresa appaltatrice fu solerte: in poco più d'un anno fu portata a compimento la demolizione, da cui si salvarono, in parte, solo il mastio e l'antica porta d'accesso. Quindi, nell'area del Castello - affacciato sulla Cala, l'antico porto della città - e sulle sue rovine, cominciarono a sorgere edifici industriali e si avviò un degrado inesorabile, con accumulo di enormi quantità di detriti, scorie, materiali tossici... Lentamente la città perse memoria di uno dei suoi luoghi "simbolo"!
Quando nel 1922 le ruspe della ditta McArthur di Londra, su disposizione del governo fascista e in nome della presunta necessità di ampliamento delle infrastrutture portuali, intrapresero la demolizione del Castello a Mare per avviare la costruzione del grande molo trapezoidale, a nulla valsero gli appelli degli intellettuali dell'epoca, dal soprintendente ai Monumenti Francesco Valenti al direttore del Museo nazionale Ettore Gabrici, per evitare uno degli scempi più assurdi consumati a Palermo, con l'eliminazione di quel formidabile presidio militare che, per oltre un millennio, aveva assicurato il controllo delle aree portuali e delle zone di ormeggio.L'impresa appaltatrice fu solerte: in poco più d'un anno fu portata a compimento la demolizione, da cui si salvarono, in parte, solo il mastio e l'antica porta d'accesso. Quindi, nell'area del Castello - affacciato sulla Cala, l'antico porto della città - e sulle sue rovine, cominciarono a sorgere edifici industriali e si avviò un degrado inesorabile, con accumulo di enormi quantità di detriti, scorie, materiali tossici... Lentamente la città perse memoria di uno dei suoi luoghi "simbolo"!
La configurazione attuale del molo trapezoidale venne stabilita a partire dal 1922 nell’ambito della realizzazione del “grande porto” su commissione del “Consorzio Portuale di Palermo”; si attuava allora la distruzione del forte dell’antico Castello a Mare per dare spazio ad un’ampia zona per la dogana, favorendo lo sviluppo del commercio e delle industrie, ma di certo peggiorando il rapporto della città con il suo mare.
I lavori di trasformazione delle attrezzature portuali, potrattisi fino al dopoguerra, insieme al progressivo interramento della Cala e del lungomare, privarono un buon tratto di costa del rapporto diretto con il mare.
[PDF] Regione siciliana Assessorato dei Beni culturali e dell'Identità ...
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